I nostri tempi
Possiamo ironizzare a lungo su questa nostra generazione che s’indigna quando ai laureati fanno consegnare scartoffie o guidare taxi.
Possiamo anche svergognare il razzismo dei giovani — pure progressisti,
anticapitalisti, anarco-insurrezionalisti — che lascerebbero volentieri
le basse mansioni ai coetanei egiziani e albanesi. Possiamo insomma
accettare con fair play il nostro destino più o meno infausto: ma non possiamo fingere che tutto questo non sia effettivamente
traumatico. La retorica del “rimboccarsi le maniche” è facile, ma
rimboccarsele davvero è doloroso. La verità è che le cose vanno
dannatamente peggio del previsto, e noi siamo ormai troppo nobili per le
mansioni che ci attendono; sensibili al dolore, cagionevoli di salute e
fondamentalmente malvagi.